E’ finito in grande abbraccio, affettuoso e collettivo. Si è concluso in cerchio, con una preghiera tutti stretti intorno a lui: Idan Abolnik, il padre del Kalah System. Dopo il sudore, la fatica, l’apprendimento i volti dei partecipanti,vecchi e nuovi, allo stage di Kalah, tenutosi sabato e domenica presso il Boschetto della Playa, hanno varcato il cancello, per far ritorno a casa, con un sorriso felice e soddisfatto sui loro volti. E’ difficile spiegare a parole quello che si prova durante uno stage di Kalah, che definire perfetto è quasi riduttivo. Ma il Kalah è questo, ti lascia senza fiato e fai fatica a trovare le parole per esprimere la gioia di questa titanica impresa che, lasciatecelo dire, non è per tutti. Il Kalah è superare i propri limiti fisici e mentali per entrare in una dimensione nuova e sconosciuta, da vivere attimo dopo attimo, tecnica dopo tecnica. Il Kalah è un mentalità nuova perlopiù sconosciuta a queste latitudini. Il Kalah è una promessa intima giocata su quel filo sottile e invisibile che separa la paura dal coraggio. Non puoi sapere fino a che punto sei pronto a mettere in sicurezza la tua vita se non accetti il suo sistema e le sue regole. Il Kalah è soprattutto una felice novità sul nostro territorio. Proveremo così a dare voce ai sentimenti e far carpire a chi legge quale importanza, in questo secolo di paure e insicurezze, rivesta il concetto di difesa personale. A livello emozionale è un’esperienza forte e a testimoniarlo sono i commenti di chi ha sentito sulla propria carne l’intenso lavoro del gigante, in tutti i sensi, della Self Defense Idan Abolnik. Il lavoro svolto durante lo stage ha messo in evidenza la nostra volontà di sopravvivere di fronte ad un’eventuale aggressione perpetrata e condotta con la reale volontà di mettere a repentaglio la nostra vita e quella di chi vive intorno a noi. La difesa personale in salsa Kalah è diversa da qualsiasi cosa che voi abbiate visto e sentito a riguardo. Il motivo? semplice: è vera, diretta e non mente. Chi in questi due giorni si è cimentato nelle varie tecniche ne ha percepito prima, e assimilato poi, il concetto fondamentale: in strada la lotta ha un altro valore, una difficoltà e un’intensità che nessun ring o gabbia potrà mai eguagliare. I partecipanti si sono trovati di fronte ad un istruttore che non ha raccontato loro cazzate, ma la semplice dura verità: in strada non si vincono coppe o medaglie in palio c’è solamente la nostra incolumità. Nel genere o categoria arti marziali Catania entra di diritto questa nuova disciplina, utile e forte oltre ogni immaginazione; reale, formativa e lontana dagli stereotipi tecnici delle più gettonate tra le arti marziali che non tengono conto, ma non gliene facciamo una colpa, delle innumerevoli variabili presenti durante un conflitto in strada, in discoteca, alla posta o in qualsiasi altro luogo che un essere umano possa frequentare nell’arco delle sue ventiquattro ore. Infine, e fattore più rilevante di questa vera e propria manifestazione, è stata la presenza femminile. Queste donne, queste guerriere si sono dimostrate, al pari e forse più degli uomini, risolute e convinte nell’accettare e assimilare il mantra del Kalah: sopravvivere.