Pugni da strada, la storia di chi ha scelto il Kalah per combattere la paura

Questa è una storia dura, a tratti commovente e che riguarda un uomo, non un adolescente. Lo chiameremo Salvo, nome di fantasia, non scelto a caso perchè come amavano affermare i latini “nomen omen”. La strada riserva brutte sorprese ad ogni angolo, e quando meno te lo aspetti. Per Salvo è stato, purtroppo, così. L’uomo che chi vi scrive si è trovato davanti ha l‘occhio nero e una spalla slogata più altre e varie contusioni sparse lungo il corpo. Non se lo aspettava, anzi non era preparato a subire pugni in strada con tanto ardore e violenza: “mi voleva ammazzare” mi ha detto con un filo di voce.

Non vogliamo indagare le motivazioni del gesto, perchè la violenza è sempre da condannare. Il Kalah non contempla la violenza ma è solo ed esclusivamente uno strumento di difesa. Questo è ciò che ribadiamo, specie agli allievi più piccoli. Un guerriero di Kalah non si macchierà mai di gesti violenti per partito preso o per dimostrare chissà quale superiorità fisica e morale. Salvo stava per cedere al suo istinto vendicativo,quello che ti fa urlare contro una giustizia umana assente e spietata, come nel suo caso specifico. Ho parlato tanto con Salvo, l’ho incoraggiato e motivato, perchè visibilmente amareggiato e sconfortato. Ma Salvo ha continuato ha giustificarsi in un estremo tentativo di riappacificazione con il suo onore violentato e vituperato. Salvo mi ha confidato che  se fosse accaduto in quell’esatto momento avrebbe saputo reagire: “Non è così” gli ho risposto.

Un’aggressione, e lo ripetiamo per l’ennesima volta, ci troverà sempre impreparati, ci coglierà alla sprovvista ed è per questo che l’allenamento del Kalah è così efficace.  Salvo mi ha raccontato di essere stato aggredito mentre era di spalle. Un aggressore che si rispetti, vigliacco per indole, preferirà colpirti alle spalle o quantomeno quando meno te lo aspetti. Non ti avvertirà, preferirà agire con astuzia e velocità, perchè probabilmente ha più paura di te, e  tu devi farti trovare pronto, a guardia alta. Sempre. A Salvo ho raccontato la mia esperienza, i miei, nostri allenamenti; ho raccontato di come il Maestro Andrea non si limita alla spiegazione della tecnica, ma parla, aggiusta, motiva e ricorda ai suoi allievi quanto la Difesa Personale non sia un gioco, nè solo solo sudore e fatica ma ragionamento e tattica. Salvo mi ha confessato di vivere nella paura, di svegliarsi la notte in preda agli incubi, di non voler mettere più il naso fuori dalla porta e sentire ancora la violenza di quei colpi sulla carne, fino all’osso più piccolo e sperduto del suo dolente corpo. Gli ho risposto così: “vieni a provare il Kalah e vedrai che la paura scomparirà“. Da un mese circa Salvo è allievo del Krav Maga Training Center e anche se la paura è una selva oscura, oggi Salvo ha più fiducia e ha iniziato a tenere la guardia alta.

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