Tutto è dinamico nel Kalah System, non esiste staticità. Gli allievi del Krav Maga Training Center si muovono con velocità, studiando l’aggressore, impersonato da un compagno che non molla un centimetro. Perché in allenamento il verbo è: muoversi. Qualcuno, forse, ricorda la massima di quel film sulle MMA dal titolo Warriors, con Tom Hardy, in cui l’allenatore continuava a ripetere ai suoi fighters “if you don’t move you die” (se non ti muovi tu morirai).
Questa è una storia dura, a tratti commovente e che riguarda un uomo, non un adolescente. Lo chiameremo Salvo, nome di fantasia, non scelto a caso perchè come amavano affermare i latini “nomen omen”. La strada riserva brutte sorprese ad ogni angolo, e quando meno te lo aspetti. Per Salvo è stato, purtroppo, così. L’uomo che chi vi scrive si è trovato davanti ha l‘occhio nero e una spalla slogata più altre e varie contusioni
Krav Maga Catania. Viviamo in un mondo fatto di regole. Che ci piaccia o meno esistono tabù sociali e morali che regolano l’esistenza. L’alternativa sarebbe il caos. Almeno fino ad oggi, nell’occidente ricco e opulente, il fluire caotico dell’esistenza è stato represso e distratto anche grazie a Maria De Filippi e il Grande Fratello. Se,però, ci fosse anche solo una debole schiarita nella coscienze dei più accorti osservatori, ci troveremmo agli albori di una nuova
Coltello sopravvivenza Kalah. A qualcuno il termine rompighiaccio ricorderà il film Basic Instinct con Sharon Stone, anche se nell’immaginario collettivo, nella cultura pop è rimasta un’altra celebre scena: l’accavallamento di gambe senza mutande dell’attrice americana. Su quella scena si sono interrogati i sessuologi di mezzo mondo e sono stati versati fiumi d’inchiostro. Non siamo critici del cinema ma solo semplici appassionati; sappiamo riconoscere quegli stimoli visivi cinematografici che dominano il nostro subconscio. Così alla parola
Aggressione Krav Maga. Non vogliamo di certo mettere ansia o creare allarmismo, ma la cronaca, fredda e cruda, di questi giorni, mesi, anni merita una riflessione più approfondita. I casi di violenza si accavallano senza rendercene conto. Le telecamere di sorveglianza, la tecnologia ci aiutano a districare la matassa e fare un po’ di ordine, oltre che studiare i casi di volta in volta. In molti hanno avuto la fortuna di non trovarsi mai immischiati